Raduni

Il vecchio pulmino carico di facce che ci guardavano un po’ incuriosite stava lentamente percorrendo una bucherellata strada di montagna quando improvvisamente la sua incerta andatura fu interrotta da dei lavori in corso. Da lì dovevamo proseguire a piedi! Né la lunga salita che ci aspettava né il dubbio su dove eravamo finiti potevano minimamente spaventarci, eravamo ormai vicini!

Ma facciamo un piccolo passo indietro quando in un’afosa giornata d’estate, Tommaso mi propose un’avventura difficile da rifiutare: andare a vedere la migrazione delle farfalle monarca! Poco importava se per farlo bisognava andare fino in Messico in uno sperduto bosco di conifere a 3600 metri sopra il livello del mare; dopo un paio di mesi  eccoci arrivati a pochi passi dalla meta!

Ritorniamo alla nostra salita, sembrava non finire mai e durante il tragitto i dubbi si facevano sempre più insistenti ”Ma ci saranno davvero le farfalle o è soltanto una leggenda?” ”E se proprio quest’anno hanno deciso di andare da un’altra parte?”; improvvisamente ecco superarci, leggero e silenzioso, un piccolo puntino arancione che ben presto prese le somiglianze di una bella farfalla: le monarca ci sono!

Anche lei come noi era quasi arrivata in cima alla salita, ma il suo viaggio era stato molto più lungo e faticoso e dopo un volo di più di 5.000 km eccola pronta ad incontrare milioni di altre sue compagne. Avete capito bene, 5.000 km! Partita infatti un paio di mesi prima dai verdi prati del Canada e dell’America Orientale, senza l’aiuto di aerei, pullman o passaggi clandestini era arrivata per partecipare a quel magico raduno.

La cosa strabiliante non è tanto la lunghezza del viaggio o il fatto che questa specie ritorna sempre nelle stesse zone per svernare ma che i singoli individui che migrano non hanno mai visto prima questi posti! Ogni farfalla è quindi geneticamente programmata per volare per migliaia di chilometri attraverso un territorio sconosciuto seguendo rotte ben precise.

Intanto eccoci arrivati in cima alla montagna; pini, abeti e cipressi letteralmente coperti da milioni di farfalle che, appena i raggi del sole facevano capolino dalle nuvole, istintivamente aprivano le ali per riscaldarsi. Una volta pronte prendevano il volo e il cielo diventava una gigantesca macchia arancione. La monarca (Danaus plexippus) è la farfalla più nota in America Settentrionale; la superficie inferiore delle ali è di colore scuro mentre quella superiore presenta un bel disegno arancio nero maculato di bianco.

Molte farfalle depongono le uova solo su un strettissimo numero di piante e le monarca non fanno eccezione; come piante nutrici hanno infatti scelto quelle appartenenti alla famiglia delle asclepiadacee, le uniche di cui i bruchi si possono nutrire. Non tollerando le basse temperature, quando in America Settentrionale arriva l’inverno, sono costrette a migrare; smettono quindi di cercare un partner ed iniziano a nutrirsi di una grossa quantità di nettare trasformando lo zucchero in grasso, prezioso carburante per il lungo viaggio verso il meridione; sarà inoltre l’unica riserva energetica che avranno per passare l’inverno visto che la maggior parte di fiori scomparirà con l’arrivo della fredda stagione.

Le popolazioni degli Usa Occidentali migrano verso la costa californiana mentre quelle canadesi e del resto degli Stati Uniti si spostano a sud per passare l’inverno in Messico centrale. Hanno trovato infatti in questi boschi di montagna il microclima perfetto per ibernarsi durante i mesi più freddi.

Con l’arrivo della primavera seguente riprenderanno a riprodursi  e verso aprile cominceranno il viaggio di ritorno; durante il tragitto quando le femmine incontreranno piante di asclepiadacee si affretteranno a deporre una o più uova proseguendo poi nel viaggio e morendo quando le riserve energetiche saranno esaurite.

Graziosi bruchi giallo e neri inizieranno a nutrirsi voracemente della loro pianta preferita trasformandosi prima in verdi crisalidi e poi nella prima generazione estiva di adulti.

Sarà la generazione nata a fine estate che ritornerà nei boschi messicani, portando avanti una delle migrazioni più straordinarie del mondo animale.