Autointerviste

Gatti che osservano una cincia

Oggi conosceremo meglio Fabio Bertaccini, una delle guide ambientali di Orme in Movimento

Mi accoglie un po’ in imbarazzo nel suo appartamento cesenate in una tarda mattinata di novembre.
Vicino all’ingresso appare un enorme tiragraffi da cui saltano fuori due gatti che spaventati corrono al riparo dalla mia vista. Si chiamano Ceice e Magda, ricompariranno con calma.


Ciao Fabio, so che ti occupi di educazione ambientale . Cosa fai esattamente?
Principalmente parlo di natura e di sostenibilità ambientale. Detto così può sembrare semplice ma in realtà non è così, per esempio devi saper adattare il tuo linguaggio a seconda di chi hai davanti, progettare e organizzare l’attività al meglio sempre con idee nuove ed innovative e avere una grande pazienza perchè ogni volta dovrai ricominciare sempre con un pubblico diverso.

In generale un educatore ambientale è una persona con solide basi scientifiche, forti motivazioni e con una predisposizione nel lavorare a contatto con le persone. Io negli anni mi sono specializzato soprattutto in progetti didattici con le Scuole avvicinando studenti di tutte le età alla biodiversità e alla conoscenza del nostro territorio. Mi sono occupato anche di temi molto attuali come il consumo dell’energia, il problema della produzione dei rifiuti e la prevenzione alla zanzara tigre.

Complimenti per la tua attività ma com’è nata questa tua passione?
Io sono laureato in Scienze Naturali e devo dire che come me, molto miei colleghi hanno mosso i primi passi nel mondo del lavoro come educatori ambientali ma la maggior parte dopo un po’lascia perchè, diciamolo, le difficoltà sono tante e lo stipendio purtoppo non è granchè. Come ho detto prima, devi avere una forte motivazione, ti deve piacere e ti devi divertire.
Io pur non avendo nessuna esperienza a riguardo ricordo che ancora fresco di studi un amico mi disse che dovevo puntare in alto e mandare il mio curriculm a National Geographic e io gli risposi che mi sarebbe invece piaciuto di più lavorare in un piccolo centro visite con i bambini.

Mi dicevi che hai lavorato in fattorie didattiche, aree naturali e Musei oltre ad aver collaborato con enti ed associazioni ambientali. La prima volta te la ricordi?
(Mentre ne parla, sorride)
Si, dovevo organizzare un laboratorio in una libreria di Cesena per conto di ViaTerrea, un’associazione di cui faccio parte. Ero molto impacciato e spaesato ma per fortuna non ero da solo, lo ricordo con piacere. La volta dopo ci ritornai a fare un attività sui pipistrelli, c’erano più di 30 bambini, fu un vero delirio.

Sei anche stato per 8 mesi in Portogallo a fare il servizio di volontariato europeo. Che esperienza è stata?
Molto importante e formativa. Confrontarmi con un ambiente straniero in un contesto così particolare mi è servito a migliorare la mia elasticità e apertura mentale. Lavoravo in una fattoria didattica e principalmente accompagnavo le scolaresche in giro sugli asini. All’inizio non capivo una parola di portoghese e non fu facile. Poi piano piano riuscì a prendere confidenza sia con la lingua sia con gli asini visto che ogni mattina dovevo pulirgli gli zoccoli e spazzolargli il pelo.

Tornato in Italia con l’associazione Viaterrea avete valorizzato per diversi anni il Museo di Scienze Naturali. Com’è prendersi cura di un bene culturale?
Difficile e faticoso. Ora il Museo ha cambiato nome (Museo del’ecologia) e gestione. Rimangono i ricordi, le tante persone conosciute e il sudore versato. Il progetto di cui vado più orgoglioso è stato la creazione di un percorso sensoriale partendo da un’area incolta del giardino del Museo. Anche se il mio aiuto fu marginale, ho ancora ben a mente la fatica fatta per tirarlo su e il risultato fu davvero sorprendente.

Tutte queste esperienze nascono da un altro tuo grande interesse, la natura. Ti definisci un naturalista di città, spiegati meglio (nel frattempo i due gatti hanno fatto capolino nella stanza)
Si, sin da piccolo ero attratto dal mondo naturale, sfogliavo libri ed enciclopedie che parlavano di animali, mi piaceva imparare i loro nomi e sapere dove vivevano. Sono però cresciuto in città in mezzo a case e condomini e la città continua ad essere il mio ambiente. Mentre parliamo sento il verso di una cincia e dal balcone vedo una farfalla colibrì volare tra la salvia e la lavanda. Mi basta questo per appagare la mia voglia di natura.

In realtà nella mia vita sono stato anche avventuroso. Mi hanno sempre affascinato le migrazioni e in passato ho avuto la fortuna di assistere a due dei più grandi viaggi del mondo animale.

Cosa intendi?
Hai presente le tartarughe marina che appena nate escono dalla sabbia e subito si dirigono verso il mare? Volevo vedere questo fenomeno e così sono andato nell’isola greca di Cefalonia partecipando per un mese ad un progetto di conservazione della tartaruga Careta careta. Fu emozionante, minuscole tartarughine che sanno già esattamente dove andare!

Qualche anno dopo mi sono spinto ancora più lontano, in Messico per assistere all’arrivo delle farfalle monarca partite mesi prima dal Canada, un viaggio di 5.000 km senza avere la minima idea di che cosa le potesse attendere visto che quei boschi messicani non li avevano mai visti prima.

Ne parli con molta passione. Quali sono i tuoi progetti futuri?
In questo momento sto vivendo un periodo di transizione e sono pronto a nuove avventure. La natura mi ha educato alla sensibilità e alla diversità . Mi piacerebbe ripartire da queste due parole.