Storie di vita a Strabatenza – Attenzione! –

Dialoghi intorno a Strabatenza

Dialoghi intorno a Strabatenza è un contenitore di itinerari e storie pensato per raccontare com’era la vita a Strabatenza , nel cuore del Parco delle Foreste Casentinesi e per condividere l’esperienza di mia nonna quando nel dopoguerra lavorò come maestra nella scuolina del borgo.

Anni ’50, San Piero in Bagno
Una domenica mattina come tante.

Mario, vieni un attimo qui!
Il giovane si avvicinò alla corriera appena arrivata da Forlì.
“Devi farmi un favore, prendi quel pacco che trovi nel sedile dietro e portalo con te questa sera quando torni a Strabatenza.

Mario un po’ controvoglia, allungò il collo all’interno del veicolo chiedendo all’autista per chi fosse e cosa contenesse.
“Questa mattina avevo appena messo in moto quando si avvicina una signora appena scesa dalla corriera proveniente da Cesena. Mi dice che è la mamma della maestra di Strabatenza e che ha un pacco per lei e senza sentir ragioni lo infila sotto il sedile dietro di me. Ho pensato che per svegliarsi ancor prima dell’alba e fare tutta quella strada per arrivare a Forlì, quel pacco dovesse contenere qualcosa di davvero importante!.”

Il giovane che avevo già perso troppo tempo dietro ad affari che non gli riguardavano, prese con sé il pacco e raggiunse velocemente il gruppo di amici con coi passò tutta la giornata. Nel pomeriggio, gli uomini di di Strabatenza si radunarono vicino alla piazza e dopo aver caricato sui muli le loro cose, iniziarono il lungo sentiero verso casa.
Uno di loro si accorse del pacco e vide un biglietto attaccato. Non essendo andato a scuola chiese ai compagni se sapevano cosa ci fosse dentro. Mario disse che era per la Maestra ma non sapeva nulla di più. Il più giovane del gruppo, che qualche parola riusciva a leggerla, con un po’ di fatica intuì solo la prima parte del biglietto.

Attenzione!” – lesse a voce alta – 
Qui dentro ci sarà qualcosa di fragile
Di antico
Di prezioso“.
Durante il viaggio di ritorno gli uomini cercarono in base al peso e alla forma, di immaginare cosa ci fosse dentro.

Giunti a Strabatenza, uno di loro portò il pacco alla Maestra che in quel momento però non era in casa. Lo lasciò alla famiglia che la ospitava tenendosi il dubbio sul misterioso contenuto.

Anni ’50, Strabatenza
Un lunedì diverso del solito.

Erano tutti riuniti intorno al tavolo. La Maestra era molto contenta che quel giorno la famiglia che la ospitava potesse mangiare qualcosa di diverso e nutriente, soprattutto per il piccolo che non aveva ancora compiuto un anno.
La bambina più grande si avvicinò a lei e le consegnò il biglietto che aveva trovato attaccato al pacco.

Mia mamma aveva paura che il pacco durante tutto il tragitto fosse capovolto o schiacciato, così ha scritto cosa c’era dentro!
Sì, ma cosa?” – chiese curiosa la bambina –

Attenzione” – rispose la Maestra – “Passatelli“!

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Dialoghi intorno a Strabatenza

Storie di vita a Strabatenza – Attenzione! –

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Strabatenza

Storie di vita a Strabatenza – Dialogo tra un mulattiere e una maestra –

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Sentieri nel Parco delle Foreste Casentinesi

Storie di vita a Strabatenza – Dialogo tra una giovane e una maestra –

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Trekking a Strabatenza

Dialoghi intorno a Strabatenza

Mia nonna è una maestra in pensione.A volte capita che mi racconti quando fu mandata a farsi le ossa nella ...
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Il Famoso di Romagna

Vino Famoso

Era un’afosa mattina di luglio quando grazie a Valerio della Tenuta Casali di Mercato Saraceno, ho scoperto Il Famoso di Romagna e soprattutto, ho conosciuto la sua storia.

Il Famoso è un vitigno romagnolo che dopo essere quasi arrivato all’estinzione è ora per fortuna coltivato nella zona di Mercato Saraceno e tra Faenza e Bagnacavallo. Il vino bianco che si ottiene ha un aroma fruttato che ricorda la pesca Bella di Cesena e da non esperto di vini, posso assicurarvi che è davvero buono.

Ora, complici le alte temperature di quella famosa mattina di luglio e ovviamente un paio di bicchieri di vino, la storia che mi appresto a raccontarvi è frutto sia delle parole di Valerio sia della mia immaginazione. Insomma, come si dice in questi casi, quello che leggerete è liberamente tratto da una storia vera.

Tutto ha inizio durante la seconda guerra mondiale a San Silvestro sopra San Piero in Bagno. In quella zona viveva la famiglia Montalti che, come tante altre tra quelle montagne della Valle del Savio, coltivava il Famoso soprattutto per consumare i suoi frutti durante i pasti. Per ragioni a me ignote, la famiglia Montalti fu costretta ad abbondare la sua terra e trovò ospitalità poco più a valle, nel piccolo borgo di Monte Sasso, sopra Mercato Saraceno. Uno di loro, forse per riconoscenza verso chi l’aveva accolto, diventò il parroco del paese.

Zio, questo strano albero, cos’è?” – chiese il bambino –
“Questo albero, è una vite” – rispose orgoglioso Don Montalti –
E continuò ” Ma non è una vite qualunque, è un Famoso! Le ho portate giù io, quando con la mia famiglia siamo arrivati qua. Mi ricordano tanto la mia terra e la casa dove sono cresciuto. Da queste viti si fa un vino buonissimo! Fra qualche anno quando sarai grande lo assaggerai e poi mi saprai dire!

Quel bambino, Elio Montalti, diventò grande e ogni volta che passava davanti alla Parrocchia di Monte Sasso guardava sempre con nostalgia quelle viti piantate dallo Zio. Si dispiaceva nel vederle abbandonate e che nessuno se ne prendesse più cura così decise di portarsi le poche viti rimaste, a casa sua.

Prese gli attrezzi e trapiantò gli alberelli nel suo podere che si trovava poco distante dalla parrocchia. Le custodì con cura per tanti anni e come lo Zio le mostrava a lui con orgoglio quando era bambino, anche lui faceva lo stesso con amici e parenti. Era talmente appassionato quando raccontava la storia del Famoso di Romagna che incuriosì i produttori di vino della zona che inziarono a riprodurre le viti accorgendosi ben presto della grande qualità del vino.

Ora sta a loro portare avanti questa storia e fare in modo che questo vino non sia Famoso solo di nome, ma anche di fatto.

Bioregione Romagna

Per fare il ritratto di un uccello

Percorsi in natura per bambini

Per prima cosa dipingere una gabbia
che abbia la porta aperta
quindi dipingere
qualcosa di grazioso
qualcosa che sia semplice
qualcosa che sia bello
qualcosa di utile
per l’uccello
mettere poi la tela contro un albero
in un giardino
in un bosco
o in una foresta
nascondersi dietro quell’albero
senza dire niente
e senza muoversi
talvolta l’uccello arriva svelto
ma può anche metterci anni e anni
prima che si decida
Non scoraggiarsi
aspettare
aspettare se occorre anche per anni
la rapidità o la lentezza dell’arrivo dell’uccello
non ha nulla a che fare
con la riuscita del quadro
Quando l’uccello arriva
se arriva
osservare il silenzio più assoluto
aspettare che l’uccello
entri nella gabbia
e quando l’avrà fatto
richiudere dolcemente la porta col pennello
e poi
cancellare una per una tutte le sbarre
avendo cura di non toccare le piume dell’uccello
Fare a questo punto il ritratto dell’albero
scegliendo il suo ramo più bello
per l’uccello
dipingere allora il fogliame verde e la freschezza del vento
il pulviscolo del sole
il rumore degli insetti nascosti nell’erba
nella calura estiva
Poi aspettare che l’uccello abbia voglia di mettersi a cantare
Ma se non canta
è un gran brutto segno
è segno che il quadro è venuto male
Ma se canta invece è un buon segno
segno che il lavoro va firmato
E quindi voi strapperete
con grande dolcezza a quell’uccello
una sua piuma e scriverete
il vostro nome in un angolo del quadro.
– JACQUES PRÉVERT –

Lungo i sentieri di sapigno

Flora

Nel quaderno di campagna annoto tutto quello che mi incuriosisce che incontro lungo il percorso. Inizio sempre col scrivere il luogo e la data.

Sapigno, 26 aprile 2021

Mentre cammino mi capita spesso di guardare verso il basso, in cerca di qualche fiore raro o mai visto prima.
La maggior parte dei colori che osservo lungo i sentieri e mi allietano la vista, arriva però dai fiori delle piante più comuni, quelle che a volte addirittura quasi con sufficienza, definisco erbacce. Ma dietro ad ogni erbaccia si nasconde sempre un bellissimo fiore.

Quanti di noi da bambini (ma non solo) hanno assaggiato il dolce fiore della falsa ortica tanto comune nei nostri parchi e giardini. Guardando le foglie può essere in effetti facilmente confusa con l’ortica ma la presenza dei suoi fiori lilla, spazza via ogni dubbio.
Appartiene al genere Lamium – dal greco laimos, gola – per via della forma del fiore che nasconde il nettare in un tubo lungo e sottile in modo che solo la ligula di api e bombi riesca a raggiungerlo.
Ne esistono tante specie simili, questa che ho fotografato, è la maculata per via delle macchie presenti sulle foglie.

Un altra pianta che si vede spesso è la polmonaria. Durante il sopralluogo, non era ancora il periodo della fioritura (il fiore è di color violetto).
Un tempo la dottrina delle segnature attribuiva alle piante specifiche proprietà curativa in base al loro colore e aspetto.
La polmonaria, per le foglie maculate che evocavano la forma degli alveoli polmonari, veniva infatti utilizzata per curare patologie respiratorie.

Il robusto fusto che può crescere fino a 2 metri di altezza e i suoi frutti, rendono lo scardaccione una pianta molto ben riconoscibile e i suoi semi sono in inverno una fonte di nutrimento molto importante per tante specie di uccelli.
E’chiamato anche cardo dei lanaioli perchè un tempo veniva molto utilizzato dalll’industria tessile per cardare (pettinare) la lana.

Il fiore arancione della calendula spesso ci piace ammirarlo nei nostri giardini, per la sua fioritura ripetuta lungo tutta la bella stagione.
Le sue origine sono ancora incerte ma ormai è presente qui da noi da così tanto tempo che ben si è ambientata al nostro clima e terreno ed è facile trovare in giro esemplari inselvatichiti.
il nome latino Calendula officinalis, ci ricorda  le sue proprietà antibatteriche e antinfiammatorie

Sapigno è una delle tappe del progetto Fata Roba, per conoscere e vivere la medio valle del Savio. Sarò lì sabato 22 maggio, vieni anche tu?

Tra i boschi di sarsina

Careste

Nel quaderno di campagna annoto tutto quello che mi incuriosisce che incontro lungo il percorso. Inizio sempre col scrivere il luogo e la data.

Sarsina (tra San Salvatore in Summano e Careste) , 07/05/2021

In questo periodo si possono vedere diverse specie di orchidee fiorite e l’orchidea purpurea è tra le più comuni. Il nome è legato al colore di alcune parti del suo fiore. Tutti le specie di questa famiglie sono protette (non si possono raccogliere) e hanno un petalo modificato chiamato labello (dal latino labium che significa labbro, per la sua forma) – nella foto è quello più grande – Il labello ha la funzione di attirare gli insetti impollinatori: oltre a fungere da pista di atterraggio, in alcune specie è praticamente identico all’addome della femmina dell’insetto impollinatore in modo da ingannare ed attirare il maschio!

Ho assistito ad una scena curiosa: su un tronco di acero, un gruppo di formiche aveva circondato un insetto penso in fase di pupa (quella che nel mondo delle farfalle viene chiamata crisalide). Sembrava stessero facendo come con gli afidi: spremono il loro l’addome in modo da far fuoriuscire la melata, una sostanza zuccherina prodotta dagli insetti che si nutrono della linfa delle piante e che alle formiche piace molto!

Vicino a Careste c’è un albero con una forma davvero particolare dall’aspetto quasi strisciante e con il tronco ricurvo forse per la ricerca della luce oppure perchè in passato è stato schiacciato da un peso. A me ricorda il bacino e le gambe di un essere umano.

Il giallo delle ginestre e dei maggiociondoli è molto frequente lungo il percorso. In particolare diversi esemplari di maggiociondolo sono cresciuti intorno ad un rudere e i grappoli di fiori gialli ci ricordano il perchè del loro nome comune. E’un albero della famiglia dei legumi, fra poco parte del fiore si trasformerà in un lungo bacello con dei semi neri per noi molto velenosi ma non per alcuni animali selvatici come cervi e lepri.

Non lontano dalla chiesa di San Salvatore in Summano sono presenti diversi esemplari di ontano, un albero comune delle zone umide. Sulla stesso pianta si trovano due fiori diversi, quelli maschili e quelli femminili (in foto il frutto che ricorda una pigna). Dei suoi semi sono particolarmente ghiotti i lucherini, un Fringillidae di colore giallo e nero che però non ho visto nei dintorni.

Questo percorso fa parte degli itinerari del progetto Bioregione Romagna, per conoscere e vivere il territorio della Valle del Savio, Uso e Rubicone.

“Iscriviti alla newsletter per leggere le prossime pagine del quaderno di campagna e non perderti le prossime iniziative”
Fabio


Storie di vita a Strabatenza – Dialogo tra un mulattiere e una maestra –

Strabatenza

Dialoghi intorno a Strabatenza è un contenitore di itinerari e storie pensato per raccontare com’era la vita a Strabatenza , nel cuore del Parco delle Foreste Casentinesi e per condividere l’esperienza di mia nonna quando nel dopoguerra lavorò come maestra nella scuolina del borgo.


MulattiereTenga la coperta, il sole sta calando e fra poco saremo sul crinale dove gli alberi non ci proteggeranno più dal vento
MaestraGrazie, sono talmente stanca che non faccio neanche più caso al freddo. Sono passate ore da quando siam partiti da San Piero, la mulattiera sembra non terminare mai
MulattiereL’asino fa quello che può ma non tarderemo molto ad arrivara a Strabatenza, Don Danilo ci sta aspettando
MaestraChissà cosa mi attende. Chissà come saranno i miei scolari – 
Mulattiere –  Vedrà, saranno bravi e affettuosi. Guardi lassù, si vede Casanova. Anche lì c’è una scuola. Ma bisogna stare attenti, è’zona di lupi quella, il mio Lirio lo sa bene (dicendolo, si volta verso l’asino) – 
Maestra Chissà quali imprevisti dovrò affrontare, chissà se la mia stanza sarà abbastanza accogliente –
Mulattiere L’ho vista la sua stanza, si trova proprio di fianco all’aula dove farà lezione, ancora non abbiamo costruito la Scuola e lei vivrà e insegnerà a Casa Zuccherelli. Se non ricordo male, nella sua stanza troverà un letto, un armadio, un tavolo,un comodino e una finestra. Ora che ci penso bene però…no, non importa. –
MaestraLa prego, non mi faccia preoccupare. Già sono triste e depressa per la lontananza da casa –
MulattiereC’era un problema alla finestra, ma sapendo del suo arrivo avranno fatto di tutto per risolverlo

Appena scesa la notte i due arrivarono nel piccolo borgo di Strabatenza; subito trovarono il parroco che accompagnò la Maestra alla sua stanza . La Maestra, con la vista annebbiata dalla stanchezza entrò; c’era un letto, un armadio, un tavolo, un comodino e una finestra. Faceva freddo ma visto il posto, pensò che era normale.

Subito cercò conforto appoggiandosi al comodino che pieno di tarli si ruppe facendo un gran fracasso.
Stanca com’era, non diede troppo peso all’accaduto e un attimo dopo era già stesa nel letto coperta fino alla cima della fronte. Dormì un sonno profondo e il mattino si svegliò riposata ma un po’ infreddolita.

La vista non era più annebbiata, vide il comodino vicino al letto, era tarlato e senza più una gamba. “Non era stato un sogno” disse tra sè e sè sorridendo.
Si avvicinò alla finestra per guardare fuori, davanti c’era la chiesa , tutto intorno le montagne. Fu in quel momento che capì cosa intendeva il Mulattiere e il motivo di tanto freddo durante la notte. Alla finestra mancava un vetro.

Fu sistemata il giorno stesso.

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Sentieri nel Parco delle Foreste Casentinesi

Storie di vita a Strabatenza – Dialogo tra una giovane e una maestra –

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Trekking a Strabatenza

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Ormine in movimento

Eventi per bambini cesena

Quello strano verso sono sicuro veniva dal bosco. L’ avete sentito anche voi?
Tra funghi, muschi, foglie e cortecce vive una creatura senza un nome; il suo aspetto, le sue abitudini e le sue paure prenderanno forma tappa dopo tappa grazie alla nostra curiosità e immaginazione.
Quattro camminate per bambini nei boschi della Valle del Savio tra piccoli trekking, laboratori e tanta natura.
Quattro tappe che ci porteranno tra settembre e ottobre ad esplorare foreste che odorano d’autunno, camminare vicino a fiume appena nati e torrenti pieni d’acqua, inseguire tracce e perderci in prati pieni di fiori.
Tutti i percorsi sono pensati per famiglie con bambini dagli 8 anni in su e comprendono camminatina, laboratorio e pic nic.

Domenica 8 settembre dalle ore 10 al lago di Quarto
Tappa 1  Mimetizziamoci per non spaventare gli abitanti della foresta
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Domenica 22 settembre dalle ore 10 alla sorgente del Savio
Tappa 2 Nella tana portiamo solo quello di cui abbiamo bisogno
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Domenica 6 ottobre dalle ore 10 all’Eremo di Sant’Alberico
Tappa 3 Piccolo come una formica e grande come come quercia
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Domenica 20 ottobre dalle ore 10 tra le foreste di Sarsina

Tappa 4 Le lumache hanno bisogno degli occhiali
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Costo bambini 8 / adulti 8

Per info e prenotazioni:
Fabio Bertaccini – Guida Ambientale Escursinistica AIGAE –
Tel 333.4215136
Mail info@ormeinmovimento.it

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Negli anni ’50 a Strabatenza erano in pochi a saper leggere e scrivere.
Quelli colti erano i bambini che ogni giorno all’alba uscivano di casa per andare a scuola.
Con una mela per il pranzo, prendevano i sentieri in mezzo al bosco e camminavano per chilometri, poco importava se i loro zoccoli affondavano nella neve.
Negli anni ’50 a Strabatenza erano in pochi a saper leggere e scrivere, capitava quindi di affidare a quelli che avevano frequentato le scuole la corrispondenza con i propri innamorati lontani.

MaestraSono pronta, cosa devo scrivere?
GiovaneNon lo so, faccia lei. Puoi scrivere come l’altra volta.
MaestraMa anche l’ultima volta ho fatto io. E non hai voluto che ti rileggessi la lettera. E’difficile così
GiovanePuò chiedergli se ha visto il mare

La Maestra ubbidì, si inventò la solita banale storiella e prima della firma domandò allo sposo lontano se avesse visto il mare.

Perchè gli hai chiesto proprio del mare ?– le disse la Maestra
Io non l’ho mai visto – le rispose la giovane.
Quando finisce la scuola a giugno, vieni con me. Ti ospito io in Città e ti porto a Cesenatico, a vedere il mare

La Giovane abbassò lo sguardo e sorrise. Fece lo stesso mesi dopo, mentre osservava i suoi piedi
scomparire nella sabbia.

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Storie di vita a Strabatenza – Attenzione! –

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Il Manifesto dei diritti naturali dei bambini e delle bambine

Fiume Savio

1 IL DIRITTO ALL’OZIO
a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti

 2 IL DIRITTO A SPORCARSI 
a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti

3 IL DIRITTO AGLI ODORI
a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura

4 IL DIRITTO AL DIALOGO 
ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare

5 IL DIRITTO ALL’USO DELLE MANI
a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare,
incollare, plasmare la creta, legare corde,accendere un fuoco

6 IL DIRITTO AD UN BUON INIZIO
a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura

7 IL DIRITTO ALLA STRADA
a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade

8 IL DIRITTO AL SELVAGGIO
a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi

9 IL DIRITTO AL SILENZIO
ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua

10 IL DIRITTO ALLE SFUMATURE
a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle

– Gianfranco Zavalloni –

Ciclopasseggiate naturalistiche

pianta di ombelico di venere su un tiglio

Mentre passeggio la mia attenzione è spesso rapita dai tanti giardini che curati o abbandonati a loro stessi, custodiscono la biodiversità delle nostre città.
Avere un giardino è una grande fortuna ma anche una grande responsabilità, non è certo facile conoscere le piante e i loro bisogni, ci vuole esperienza, passione e predisposizione.
A volte mi capita di vedere qualche provetto giardiniere alle prese con l’eliminazione delle piante spontanee comunemente note come erbacce.

So bene che se non ci mettiamo con la schiena ricurva a estirparle una a una, presto invaderanno ogni centrimetro del nostro giardino ma ammetto che non sono immune al loro fascino.
La capacità che hanno di vivere in luoghi imprevedibili e di adattarsi a condizioni estreme ci dovrebbe stimolare a conoscerle ed apprezzarle.
E poi, dietro ad ogni erbaccia si nasconde un bellissimo fiore e anche se noi proprio non riusciamo a sopportarle, piacciono tanto a farfalle, api e impollinatori vari.

Se pensate che sia arrivato il momento di scoprire vizi e virtù di plantago, malva & Co., tenetevi liberi il 22 aprile e il 4 maggio perchè sarò alla guida di due ciclopasseggiate (dove andremo più in bici che a piedi) alla scoperta di fiori, alberi ed erbacce di Cesena.
Il 22 aprile il percorso è pensato per famiglie e non mancherà una visita al Boschetto del Parco Ippodromo, un vero ecosistema che piano piano sta prendendo vita grazie al WWF Cesena.
Il 4  maggio invece curioseremo tra le aree verdi del centro storico, in cerca delle ormai famose piante vagabonde.

Le iniziative sono gratuite e organizzate da Made in Cesena, cliccando qui troverete tutte le info e le modalità di prenotazione.